Stonehenge è una di quelle mete che gli appassionati di archeologia e misteri devono assolutamente visitare.
Questo leggendario monumento neolitico, nel sud dell’Inghilterra, appassiona da decenni una moltitudine di studiosi che, da sempre, si interrogano circa la funzione di questo complesso architettonico con le sue pietre megalitiche disposte in cerchio.
Un minuscolo anello di pietra grigia perduto nella lontananza di un gran paesaggio deserto: così appare, a chi lo visita per la prima volta, Stonehenge. Intorno si allarga, a perdita d’occhio, una terra ventosa e desolata: la piana di Salisbury.
Cos’era questo luogo? Un tempio del Sole? Un osservatorio astronomico? Oppure era un calcolatore gigantesco che permetteva di prevedere le eclissi di Luna e di Sole?
Stonehenge di Bernard Cornwell
I fanta-archeologi si sono sempre scatenati in ipotesi tanto suggestive quanto prive di reale sostegno scientifico e c’è chi è arrivato a considerare Stonehenge come una sorta di punto di attracco per le astronavi aliene e gli alieni stessi avrebbero costruito questo sito a tale scopo.
Recentemente Julian Spalding, storico delle religioni ad Oxford e già direttore di importanti musei di antropologia nel Regno Unito, ha avanzato nuove ipotesi, che vedono in Stonehenge un gigantesco altare per riti di iniziazione collettivi ad opera della casta sacerdotale del tempo, i Druidi.
La novità sta nel considerare il monumento come una piattaforma sopraelevata sulla quale i sacerdoti salivano per mezzo di una o due rampe di scale di legno mentre la folla seguiva la celebrazione dal basso.
Ciò che ha portato ad avvalorare questa ipotesi è stato il rinvenimento di tracce di queste rampe di legno, resti impercettibili rilevabili solo agli infrarossi.
L’ipotesi è dunque quella secondo la quale Stonehenge abbia sempre avuto come sua principale funzione quella cultuale e per accreditarla Spalding si avvale delle sue ricerche in ambito antropologico; tutti gli altari antichi, infatti, suggeriscono che mai si sarebbe celebrato un rito celeste a contatto con l’umile terra.
Stonehenge. Biografia di un paesaggio
Spalding sostiene quindi che i sacerdoti celti, e loro soli, potessero servirsi delle rampe di scale per salire sopra il monumento e da lì celebrare i loro riti. Quella posizione metteva i sacerdoti in una posizione intermedia tra il Cielo, sede della divinità, e la Terra, sede degli uomini, accreditando i sacerdoti come intermediari tra la Terra e il Cielo.
È dubbio che questa ipotesi possa accreditarsi come quella definitiva, Stonehenge continuerà a rimanere fonte di magia e mistero.
Quel che è certo è che questo tempio, costruito quasi due millenni prima di Cristo con blocchi di sarsen, dovesse essere uno dei più importanti d’Europa.
Non si può non rimanere a bocca aperta al pensiero che questi giganteschi blocchi di pietra furono in realtà estratti a circa 600 chilometri di distanza dal monte Prescelly, nella parte sud-occidentale del Galles e che, dopo un così lungo e difficoltoso viaggio, trovarono proprio nella piana dove oggi sorge Stonehenge la loro definitiva collocazione.
Stonehenge. Fra archeologia e storia
Prima di essere sistemati in posizione verticale (probabilmente per mezzo di ponteggi e carrucole), i monoliti del cerchio esterno di Stonehenge venivano accuratamente lavorati con mazzuoli di pietra. L’incastro tra architravi e pilastri è a tenone e mortasa.
I montanti risultano tutti leggermente convessi nella parte superiore mentre gli architravi sono stati tutti tagliati in modo tale che, sistemati gli uni di seguito agli altri, formino un arco regolare.